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Dissolvenza (inedito)
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Labile specchio schermo di paura su cui campeggia il vuoto. Imprime alla freccia il moto e glissa a lato la mano timorosa. E il mondo incappa nella rete tolto alla nebbia colto e richiamato nei tratti del gesso che si incide, gratta, striscia, stride: mostro di scrittura. Così, dal buio fermo, la lastra polverosa fissa su dal fondo il bordo della cosa.
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Alessandra Armani
- 08/10/2010 16:07:00
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Grandissimo Paolo!
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Loredana Savelli
- 26/07/2010 09:52:00
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A me sembra una poesia sulla parola che, labile specchio, è capace di fissare "su dal fondo il bordo della cosa". Molto apprezzata.
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Antonio De Marchi-Gherini
- 12/02/2010 21:36:00
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Antica camera oscura in voga fino agli anni settanta: Il poeta gioca con gli acidi e le carte del verso per imprimere nella memoria, e poi togliere, scampoli di vita. Quasi un mandala buddista,costruisce bei contenuti la vita, ma il poeta (lUomo) sa che sono fugaci e allora non rimane altro da fare che rimescolare tutto e rimanere a guardare Quel che resta del giorno
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Alessio Romano
- 17/12/2009 18:11:00
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Ombra e luce in ogni senso
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Maria Musik
- 16/12/2009 06:36:00
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Di questa poesia mi hanno colpita i rumori: udire il sibilare della freccia, il ricadere sordo di un braccio inerte e pavido lungo il fianco e quel cacofonico graffio sulla lavagna nera che da scolara (cerano i gessi e i cancellini) mi faceva cacciare un urlo mentre la pelle diventava doca. Non credo di aver capito questo testo ma lho udito e, certo, "epidermicamente sentito".
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